QUELLO CHE A SCUOLA NON TI HANNO MAI DETTO LIBRO

15,00 

Roberto Spataro

QUELLO CHE A SCUOLA non ti hanno mai detto
Postfazione di Guido Vignelli
prima ed. 2021;  pagine 143
€ 15,00
Spedizione in 3-5 giorni lavorativi con Poste Italiane, in collaborazione con l’Editoriale il Giglio

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Roberto Spataro

QUELLO CHE A SCUOLA non ti hanno mai detto
Postfazione di Guido Vignelli
prima ed. 2021;  pagine 143
€ 15,00
Spedizione in 3-5 giorni lavorativi con Poste Italiane, in collaborazione con l’Editoriale il Giglio

Aprire un libro di storia oggi, tanto più un testo scolastico, non di rado mette il lettore di fronte a narrazioni degli eventi passati che prescindono completamente dal tempo, dal luogo e dalla temperie culturale nei quali si svolsero e che ne furono l’humus, il substrato necessario perché si sviluppassero così come avvenne.

È invalso, ormai, l’uso totalmente ascientifico di far prevalere l’interpretazione ideologica della storia sulla ricerca documentale e sulla comprensione di cause ed effetti, guidata dalla conoscenza della cultura e della tradizione che informavano i popoli e i personaggi protagonisti del passato.

Siamo, infatti, nell’era della “post-verità”, che pretende di uniformare, non solo il presente ed il futuro, ma anche il passato al pensiero unico politicamente corretto, in chiave funzionale a quel concetto di progresso inteso come ineluttabile direzione di marcia della storia. Il movimento “Black Lives Matter” e la cosiddetta “cultura della cancellazione” – che abbatte statue, strappa pagine dai classici, espelle dalle aule universitarie opere, lingue ed autori che hanno segnato la cultura di  interi millenni  – ne sono la faccia più rozza e violenta.

Questo saggio di padre Spataro, invece, «essendo esempio del cosiddetto “revisionismo storico”,  può essere collocato nella biblioteca dei libri “politicamente scorretti” e anche “ecclesialmente scorretti, ossia anticonformisti”».

 

Il testo

Di chiara e gradevole lettura, il saggio nasce come strumento utile alla formazione culturale dei giovani, secondo l’ispirazione dell’impegno della congregazione salesiana alla quale l’autore, don Roberto Spataro, appartiene. Ma è anche una fresca boccata d’aria per quegli appassionati di storia che sono consapevoli della faziosità della storiografia convenzionale, a proposito della maggior parte delle epoche e delle epopee storiche.

Dal Medioevo al Risorgimento, passando per i capitoli che più subiscono l’inquinamento ideologico, come le Crociate, l’Inquisizione, le vittorie contro la conquista islamica dell’Europa, il caso Galileo Galilei, le Insorgenze contro-rivoluzionarie, l’autore dà una lettura degli eventi libera dai travisamenti consueti – la Chiesa che opprime e mantiene nell’ignoranza; Monarchia e Nobiltà contrapposte al popolo; la fede che nasconde interessi economici e di potere; la rivoluzione come liberazione del popolo oppresso – dicendo, appunto come recita il titolo, ciò che a scuola viene sistematicamente taciuto.

Ampio spazio è dato al periodo del cosiddetto Risorgimento, nel quale vengono chiariti il ruolo della Massoneria, la falsa unità fatta contro gli Italiani, la scarsa qualità umana e politica dei pretesi “padri della Patria”, la condizione del Regno delle Due Sicilie prima e dopo l’invasione piemontese, l’obiettivo finale della presa di Roma.

Il saggio è accompagnato dalla prefazione di S. Ecc. Enrico Dal Covolo, del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, e dalla postfazione di Giudo Vignelli, “Memoria, memoria storica e memoria condivisa”.

 

 L’Autore

Don Roberto Spataro S.D.B. è nato a Taranto nel 1965 ed è sacerdote Salesiano.

Laureato in Lettere Classiche e dottore in Teologia Dogmatica, già docente di Storia della Chiesa a Gerusalemme, insegna Lingua e Letteratura Latina e Greca presso la Pontificia Università Salesiana. Si è occupato di diversi settori scientifici: la ricezione della letteratura classica nella letteratura cristiana antica, l’esegesi patristica, la mariologia, la storia della Chiesa.

Promuove a livello internazionale l’uso attivo della lingua latina. Il papa Benedetto XVI lo ha nominato Segretario della Pontificia Academia Latinitatis (2012-2019).

È autore di testi accademici e divulgativi, svolge un’intensa attività pubblicistica e di conferenziere e, in Italia, favorisce la celebrazione del Ritus Romanus Antiquior.

 

Il brano scelto

«Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau … nomi sinistri che evocano la barbarie nazista dove, durante la Seconda guerra mondiale, furono ammassati in condizioni disumane, in numero incalcolabile, milioni di persone, la maggior parte delle quali perirono tragicamente. Giustamente la storia ha pronunziato il suo verdetto di assoluta condanna per queste pagine oscure. Eppure sono esistiti altri luoghi di spietata brutalità, meno noti o del tutto ignorati. Uno di essi si trova in Piemonte, per la precisione a Fenestrelle nella cui fortezza vi furono stipati, tra il 1860 e il 1870, migliaia di meridionali che si erano opposti all’invasione dei “Mille” e dell’esercito di Cialdini. Una firma prestigiosa del giornalismo italiano, Paolo Mieli, ne ha ricordato l’esistenza nell’Ottobre del 2004, recensendo, sulle colonne di uno dei quotidiani italiani più diffusi, un libro conosciuto solo dagli addetti ai lavori, “I vinti del Risorgimento”, di Gigi di Fiore. I reclusi erano fatti morire di inedia e di freddo: persino vetri ed infissi erano stati asportati perché subissero i rigori del gelido inverno. Quelli che sopravvivevano agli stenti e alle privazioni erano assoggettati ad una morte atroce: i corpi venivano sciolti nella calce viva, collocata in una grande vasca nel retro della chiesa all’ingresso della fortezza. Neppure la pietà di una tomba era loro concessa. Perché tanto accanimento contro questa gente? Qual era la loro colpa dal momento che venivano internati senza alcun processo? Semplicemente erano rimasti fedeli al loro legittimo sovrano, Francesco II, Re delle Due Sicilie e non avevano voluto accettare la dissoluzione di quel Regno e la sua annessione al Regno di Sardegna, autoproclamatosi “Regno d’Italia”.

Ed avevano ragione: si stava molto meglio a Napoli e a Palermo che a Torino. La storiografia recente ha spazzato via tutte le accuse di arretratezza che la propaganda liberale aveva diffuso per giustificare l’invasione del Regno delle Due Sicilie. Essa era stata deliberatamente orchestrata. Esempio lampante: nel 1851, Lord Gladstone, ministro inglese, dopo un viaggio di piacere di tre giorni nel Golfo di Napoli, scrisse una lettera pubblica a Lord Aberdeen, ove definisce il Regno delle Due Sicilie “la negazione di Dio”. Più di trent’anni dopo tornò a Napoli per un congresso del partito liberale e confessò candidamente di aver scritto quella lettera dietro ordine del Primo Ministro inglese dell’epoca, Lord Palmerston, “il grande fratello” massone, e che tutto quello che descriveva di quell’abominevole Regno, lui, in realtà, non lo aveva mai visto, glielo avevano dettato i “patrioti” italiani. Insomma, una menzogna. Come quelle che sparse il Poerio, esule napoletano, graziato da Ferdinando II, sui giornali che auspicavano l’abbattimento del Regno del Sud a causa del regime tirannico che vi sarebbe stato praticato. Una volta che l’unità d’Italia era stata fatta, si potevano impunemente far uscire gli scheletri dall’armadio. Ed ecco le ammissioni di Petruccelli della Gattina, deputato del neonato Regno d’Italia: “Poerio è un’invenzione convenzionale della stampa anglo-francese. Quando noi agitavamo l’Europa e la incitavamo contro i Borboni di Napoli, avevamo bisogno di personificare la negazione di questa orrida dinastia, avevamo bisogno di presentare ogni mattina ai lettori di un’Europa libera una vittima vivente, palpitante, visibile che quell’orco di Ferdinando divorava ad ogni pasto. Inventammo allora il Poerio, fu creato da cima a fondo”.»


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